Nonostante i numerosi atti d'eroismo dei patrioti e nonostante la strenua opera di difesa organizzata da Garibaldi, l'enorme superiorità numerica dell'esercito francese e di quello napoletano ebbe alla fine la meglio.
Roma cadde e Garibaldi, con i suoi, fu costretto alla fuga, che è passata alla storia come "la trafila", una disperata corsa per mezza Italia nel tentativo di raggiungere Venezia, dove la Repubblica di San Marco (l'unica repubblica superstite) ancora reggeva l'urto delle potenze imperiali europee.
La "trafila" rappresentò una delle pagine più drammatiche e dolorose di tutta l'avventura terrena di Garibaldi.
Rimasto solo con Anita incinta e con il fedelissimo "Leggero", braccati com'erano dalla polizia papalina e, ancora una volta, dalle truppe del tenente-feldmaresciallo d'Aspre, che comandava il corpo di occupazione austriaco in Toscana, Garibaldi perse la moglie, che morì nelle paludi delle Valli di Comacchio, spossata dalla fuga e dalla gravidanza.
Al pianto disperato di Garibaldi, che non voleva abbandonare il cadavere della donna, "Leggero" lo avrebbe sollecitato a proseguire la fuga e a mettersi in salvo dicendogli: «Generale, per i vostri figli, per l'Italia...»
Alla fine, Garibaldi riuscì a fuggire entrando nel Granducato di Toscana, il cui confine correva tra Forlì e Castrocaro, giungendo infine in Liguria, nel Regno di Sardegna.
Qui venne invitato a non fermarsi ed imbarcato per la Tunisia, dove gli fu impedito di sbarcare e, quindi, momentaneamente alloggiato nell'isola della Maddalena, ospite del sindaco per una ventina di giorni.
Il governo piemontese, tuttavia, non vedeva l'ora di sbarazzarsi dell'ingombrante figura di Garibaldi e, sul brigantino da guerra Colombo, lo trasferì a Gibilterra, dove il governatore inglese gli concesse di sbarcare, però intimandogli di ripartire entro 10 giorni.
L'Eroe dei due mondi decise di stabilirsi a Tangeri, accompagnato dagli ufficiali "Leggero" e Luigi Cocelli, accettando l'ospitalità dell'ambasciatore piemontese in Marocco Giovan Battista Carpenetti.
Passati lì sei mesi, s'imbarcò per Nuova York (agosto 1850) dove lavorò nella fabbrica di candele di Antonio Meucci.
Dopodiché si trasferì in Perù dove cercò un ingaggio come capitano di mare.
In questo blog vengono postate tutte le cartoline con annullo Filatelico su Giuseppe Garibaldi.
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