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martedì 4 novembre 2008

Partecipò alla guerra come volontario

Tornato dunque in Europa per partecipare alla prima guerra di indipendenza contro gli austriaci, Garibaldi si recò il 5 luglio a Roverbella, nei pressi di Mantova, per offrirsi volontario al re Carlo Alberto che, avvertito dai consiglieri della sua partecipazione all'insurrezione di Genova, lo respinse.
Partecipò comunque alla guerra come volontario al servizio del governo provvisorio di Milano. Con la Legione che aveva organizzato ottenne due piccoli successi tattici, sugli Austriaci del d'Aspre, a Luino e Morazzone.







Dopo la sconfitta piemontese di Novara (22-23 marzo 1849), Garibaldi partecipò ai combattimenti in difesa della Repubblica Romana, minacciata dalle truppe francesi e napoletane che difendevano gli interessi del papa Pio IX.



In questo blog vengono postate tutte le cartoline con annullo Filatelico su Giuseppe Garibaldi.

Per informazioni potete contattarci tramite questo blog: immo.pasquali@gmail.com


Fù Anita che insegno a cavalcare al marinaio Italiano

Tra il dicembre 1835 ed il 1848 Garibaldi trascorse un lungo esilio in Sud America.

Prima a Rio de Janeiro, accolto dalla piccola comunità di italiani aderenti alla Giovine Italia.

Poi, il 4 maggio 1837, ottenne una 'patente di corsa' dal governo della Repubblica Riograndense (Rio Grande do Sul), ribelle all'autorità dell'Impero del Brasile, e prese a sfidare un impero con il suo peschereccio, battezzato Mazzini.

Dopo molti episodi, inclusa una fuga in Uruguay, e poi a Gualeguay, in Argentina, prese parte alle sue prime battaglie terrestri.

L'11 aprile 1838 respinse un intero battaglione dell'esercito imperiale brasiliano (battaglia del Galpon de Xarqueada).

Partecipò, quindi, alla campagna che portò alla presa di Laguna, capitale della attigua provincia di Santa Caterina, il 25 luglio 1839.

Il 15 novembre l'esercito imperiale riconquistò la città, e i repubblicani ripararono sugli altipiani, ove si svolsero battaglie con fortune alterne.

In particolare Garibaldi fu impegnato per la prima volta in un combattimento esclusivamente terrestre, nei pressi di Forquillas: attaccò con i suoi marinai il nemico e lo costrinse alla ritirata.

Sconfitta la ribellione separatista, nel 1842 Garibaldi riparò in Uruguay, dove comandò la flotta uruguaiana in una battaglia navale contro gli argentini e partecipò quindi alla difesa di Montevideo con i suoi volontari, tutti vestiti con camicie rosse.

Qui sposò nel 1842 Ana Maria de Jesus Ribeiro, passata alla storia - e quasi alla leggenda - del Risorgimento italiano con il vezzeggiativo di Anita.

Giuseppe ed Anita si erano conosciuti a Laguna nel 1839, quando la giovane donna aveva 18 anni ed era sposata (o fidanzata: la cosa non è storicamente chiarita) a un calzolaio.

In circostanze che lo stesso Garibaldi nelle sue Memorie tenne volutamente ambigue, Anita abbandonò il marito (o fidanzato che fosse) probabilmente il giorno stesso in cui incontrò il capitano corsaro.

È spesso raccontato il fatto che Anita, abile cavallerizza, insegnò a cavalcare al marinaio italiano, fino ad allora del tutto inesperto di equitazione.

Giuseppe a sua volta la istruì, per volontà o per necessità, ai rudimenti della vita militare. Garibaldi e Anita ebbero quattro figli, tra i quali una femmina che morì durante un'epidemia di vaiolo.

Garibaldi rientrò in Italia nel 1848, poco dopo lo scoppio della prima guerra di indipendenza. Qualche mese prima della sua partenza aveva fatto imbarcare Anita e i tre figli su una nave diretta a Nizza, dove furono affidati per qualche tempo alle cure della famiglia di lui.



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Per non destare sospetti assunse il nome fittizio di Joseph Pane

La storia vuole che Giuseppe Garibaldi abbia incontrato Giuseppe Mazzini nel 1833 a Londra, dove quest'ultimo era in esilio protetto dalla Massoneria Inglese, e che si sia iscritto subito alla Giovine Italia, un'associazione politica segreta il cui scopo era di trasformare l'Italia in una repubblica democratica unitaria.

Sospinto dall'impegno politico, entrò nella Marina Sabauda per fare propaganda rivoluzionaria.

Come marinaio piemontese Garibaldi assunse il nome di battaglia Cleombroto, un eroe tebano, fratello gemello di Pelopida che combatté con Epaminonda contro Sparta.

Insieme all'amico Edoardo Mutru cercò a bordo e a terra di fare proseliti alla causa, esponendosi con leggerezza.

I due furono segnalati alla polizia e sorvegliati, e per questo vennero trasferiti sulla fregata Conte de Geneys in partenza per il Brasile.

Nel frattempo si era stabilito che l'11 febbraio 1834 ci sarebbe stata un'insurrezione popolare in Piemonte.

Garibaldi scese a terra per mettersi in contatto con i mazziniani; ma il fallimento della rivolta in Savoia e l'allerta di esercito e polizia fecero fallire tutto.

Il nizzardo non ritornò a bordo della Conte de Geneys, divenendo in pratica un disertore, e questa latitanza venne considerata come un'ammissione di colpa.
Indicato come uno dei capi della cospirazione, fu condannato alla pena di morte ignominiosa in contumacia in quanto nemico della Patria e dello Stato.

Garibaldi divenne così un bandito: si rifugiò prima a Nizza e poi varcò il confine giungendo a Marsiglia, ospite dell'amico Giuseppe Pares.

Per non destare sospetti assunse il nome fittizio di Joseph Pane e a luglio si imbarcò alla volta del mar Nero, mentre nel marzo del 1835 fu in Tunisia.

Il nizzardo rimase in contatto con l'associazione mazziniana tramite Luigi Cannessa e nel giugno 1835 venne iniziato alla Giovine Europa, prendendo come nome di battaglia Borrel in ricordo di Joseph Borrel, martire della causa rivoluzionaria.

Garibaldi decise quindi di partire alla volta del Sud America con l'intenzione di propagandare gli ideali mazziniani.

L'8 settembre 1835 partì da Marsiglia sul brigantino Nautonnier.




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martedì 28 ottobre 2008

Il mondo era percorso da un grande bisogno di libertà


Nel 1827 salpò da Nizza con la Cortese per il mar Nero, ma il bastimento fu assalito dai corsari turchi che depredarono la nave, rubando persino i vestiti dei marinai.

Il viaggio comunque continuò, e nell'agosto del 1828 Garibaldi sbarcò dalla Cortese a Costantinopoli, dove sarebbe rimasto fino al 1832 a causa della guerra turco-russa, e dove si integrò nella comunità italiana.

Secondo le ricerche compiute dalla sua bisnipote diretta Annita Garibaldi,[1] probabilmente frequentò la casa di Calosso - comandante della cavalleria del Sultano col nome di Rustem Bey - e l'ambiente dei genovesi che storicamente erano insediati nel quartiere di Galata e Pera, e si guadagnò da vivere insegnando italiano, francese e matematica.

Nel febbraio del 1832 gli fu rilasciata la patente di capitano di seconda classe e subito dopo si reimbarcò con la Clorinda per il mar Nero.

Ancora una volta la nave fu presa di mira dai corsari, ma questa volta l'equipaggio accolse gli aggressori a fucilate.

Garibaldi fu ferito ad una mano, e avrebbe poi ricordato questa scaramuccia come il suo primo combattimento[senza fonte].

Dopo 13 mesi di navigazione ritornò a Nizza, ma già nel marzo 1833 ripartì per Costantinopoli.

All'equipaggio si aggiunsero tredici passeggeri francesi seguaci di Henri de Saint-Simon che andavano in esilio nella capitale Ottomana.

Il loro capo era Emile Barrault, un professore di retorica che espose le idee sansimoniane all'equipaggio.

Garibaldi, allora ventiseienne, fu molto influenzato dalle sue parole ma Annita Garibaldi ipotizza che appare probabile che quelle idee non gli giungessero del tutto nuove, fin da quando aveva soggiornato nell'Impero ottomano, luogo prescelto da tanti profughi politici dell'Europa e percorso esso stesso da fremiti di autonomia e di libertà.[2]

Tutto ciò contribuì a convincerlo che il mondo era percorso da un grande bisogno di libertà.

Lo colpì in particolare Emile Barrault quando affermò:


« Un uomo, che, facendosi cosmopolita, adotta l'umanità come patria e va ad offrire la spada ed il sangue a ogni popolo che lotta contro la tirannia, è più di un soldato: è un eroe »

(Emile Barrault, frase riportata da Garibaldi a Alexandre Dumas in "Memorie di Giuseppe Garibaldi")

Il bastimento sbarcò i francesi a Costantinopoli e procedette per Taganrog.

Qui in una locanda, mentre si discuteva, un uomo detto il Credente[3] espose a Garibaldi le idee mazziniane.

Le tesi di Giuseppe Mazzini sembrarono a Garibaldi la diretta conseguenza delle idee di Barrault, e vide nella lotta per l'Unità d'Italia il momento iniziale della redenzione di tutti i popoli oppressi.

Quel viaggio cambiò la vita di Garibaldi; nelle sue Memorie scrisse: «Certo non provò Colombo tanta soddisfazione nella scoperta dell'America, come ne provai io al ritrovare chi s'occupasse della redenzione patria».












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mercoledì 22 ottobre 2008

I genitori volevano che diventasse Avvocato ma lui amava la vita di mare......

Giuseppe Garibaldi



























Garibaldi nacque a Nizza, quando la città era parte del Primo Impero (tornata al Regno di Sardegna dopo il Congresso di Vienna (1815), restò sotto il governo dei Savoia fino al 1860).

Era il secondogenito di Domenico, capitano di cabotaggio immigrato da Chiavari, e Rosa Raimondi, originaria di Loano.

Angelo era il nome di suo fratello maggiore, mentre dopo Giuseppe nacquero altri due maschi, Michele e Felice, e due bambine morte in tenera età.
I genitori avrebbero voluto avviare Giuseppe alla carriera di avvocato, di medico o di prete.

Ma il figlio amava poco gli studi e prediligeva gli esercizi fisici e la vita di mare, essendo come lui stesso ebbe a dire «più amico del divertimento che dello studio».

Vedendosi ostacolato dal padre nella sua vocazione marinara, tentò di fuggire per mare verso Genova con alcuni compagni, ma fu fermato e ricondotto a casa.

Tuttavia, si appassionò all'insegnamento dei suoi primi precettori, soprattutto del signor Arena, un reduce delle campagne napoleoniche, che gli impartì lezioni d'italiano e di storia antica. Rimarrà soprattutto affascinato dall'antica Roma.
Convinto il padre a lasciargli seguire la carriera marittima a Genova, fu iscritto nel registro dei mozzi nel 1821.

A sedici anni, nel 1824, si imbarcò sulla Costanza, comandata da Angelo Pesante di Sanremo, che Garibaldi avrebbe in seguito descritto come «il migliore capitano di mare».

Nel suo primo viaggio si spinse fino a Odessa nel mar Nero e a Taganrog nel mar d'Azov (entrambe ex colonie genovesi). Con il padre, l'anno successivo si diresse a Roma con un carico di vino, per l'approvvigionamento dei pellegrini venuti per il Giubileo indetto da papa Leone XII.







































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martedì 21 ottobre 2008

"EROE DEI DUE MONDI"


Giuseppe Garibaldi

(Nizza, 4 luglio 1807Isola di Caprera, 2 giugno 1882)

è stato un generale, condottiero e patriota italiano.

Garibaldi è una delle figure più rilevanti del Risorgimento italiano, ed è forse il personaggio storico più famoso e popolare nell'immaginario collettivo degli italiani.

In Italia è noto anche con l'appellativo di Eroe dei due mondi, per le sue imprese militari compiute sia Europa, sia in Sud America.


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